Nel 1927 Solange e Pellat ci lasciano delle importanti conclusioni tratte dalle loro ricerche e che riguardano le grafie di ogni alfabeto.
Prima legge: “il gesto grafico è sotto l’immediata influenza del cervello. La sua forma non è modificata dall’organo scrittorio se questo funziona normalmente e si trova sufficientemente adattato alla sua funzione”,
la grafia di una persona perciò non cambia nella sua forma se non sotto il controllo di chi sta scrivendo o se il soggetto non sta bene.
Seconda legge: “quando si scrive, l’Io è in azione ma il sentimento quasi incosciente che l’Io aziona passa per delle alternanze continue d’intensità e di affievolimento. E’ al suo massimo di intensità dove c’è uno sforzo da compiere, cioè nei punti di inizio, e al suo minimo di intensità là dove il movimento scrittorio è favorito dall’impulso acquisito, cioè alle estremità”.
Nel gesto spontaneo di scrivere il soggetto mette in campo poca o tanta attenzione; solitamente l’attenzione è concentrata a inizio parola o a inizio testo, mentre si rilascia verso la fine del testo. Questo accade anche nel momento in cui un soggetto cerca di imitare una scrittura altrui, in quanto all’inizio è forte la concentrazione per imitare al meglio la forma da copiare, ma poi il proprio gesto scrittorio emerge attraverso segni che lo scrivente non riesce a trattenere.
Terza legge: “Non si può modificare volontariamente in un dato momento la propria scrittura naturale senza introdurre nel suo tracciato il segno stesso dello sforzo compiuto per ottenere un cambiamento”.
Ecco perché è possibile fare perizie su scritture. Nel momento in cui si cerca di alterare la propria grafia entra in gioco lo sforzo e la concentrazione e nella scrittura trapela questa fatica. Un abile e allenato falsificatore può fare una buona imitazione, ma all’occhio attento del Grafologo non sfuggono i segni personalizzanti della grafia dell’autore.
Quarta legge: “Lo scrivente che agisce in circostanze in cui l’atto di scrivere è particolarmente difficile traccia istintivamente le forme letterali che gli sono più abituali o le forme letterali più semplici, con uno schema facile da costruire”.
Una persona che fa fatica a scrivere a causa di una malattia o perché vuole dissimulare la propria scrittura cercherà di eseguire le forme alfabetiche più elementari e più semplici da eseguire, in modo da non dover “sprecare” troppa energia che serve per altro.